martedì 22 marzo 2011

Le regine povere del mare: le sarde.

 Sorrido quando si parla di riscoperta del pesce azzurro, di valorizzazione. Io con le sarde ci sono cresciuto, me ne nutro da un tempo immemore, quello dell'nfanzia, quando mia madre e mia nonna  aspettavano la settimana di S. Giuseppe per preparare la regina della cucina palermitana: la pasta con le sarde.
E così rinnovo il rito pensando alla serata delle "vampe," dei fuochi che si accendono in città per bruciare la vecchia legna accatastata. Era il rito che ci introduceva, da piccoli, alla primavera, a quei  cambiamenti che avvertivamo nell'aria, alle giornate più lunghe. E il giorno dopo la vampa, dopo che avevamo rischiato l'ustione della guance per gettare furiosamente con gli altri bambini pezzi di legna da far ardere, noi piccoli piromani sedevamo a tavola a celebrare la primavera e il più antico falegname con un piatto di pasta.

 Con le sarde poi si possono fare mille ricette. Sul filo della memoria familiare a me piacciono le sarde a beccafico, dove il pesce conserva dentro di sè la tipica mollica di pane aromatizzata agli agrumi con l'uvetta e i pinoli.





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